Da molti anni sei editor Lupo Editore: descrivici il tuo ruolo.
Nella ormai datata collaborazione con l’editrice Lupo sono sempre
stata una figura polivalente: in primis lettore delle proposte
letterarie in arrivo con il compito di valutarne la validità, poi di
effettuare eventuali interventi di editing e di curare la stesura
della bandella, la scelta della quarta di copertina e la compilazione
di una scheda libraria, se necessario. Oggi la casa editrice è in
piena ascesa e la sua produzione è molto più ricca e articolata
rispetto agli esordi; i lettori/valutatori sono diventati numerosi e
alcuni di loro dimostrano passione e la sensibilità particolare che
li renderà i futuri editor della Lupo, se lo vorranno. Al momento,
quindi, oltre a svolgere le precedenti mansioni, magari dedicandomi
ai casi più “critici” o al lavoro di autori che richiedono
direttamente la mia consulenza, mi capita anche di fare da spalla a
queste giovani leve o (come è avvenuto nel 2012), di offrire un
servizio formativo.
Molto spesso l'editor viene confuso con il correttore di bozze.
In cosa differiscono queste due figure?
Per un certo tempo ho svolto il lavoro di correttore di bozze, in
gioventù, e credo che mi sia stato utile per capire quanto “occhio”,
attenzione e pignoleria siano necessari per fare del libro stampato
un buon prodotto. Si tratta di un’attività prettamente tecnica, ma
di grande importanza: il correttore va a caccia di refusi, di spazi
non rispettati, di maiuscole e minuscole al posto sbagliato ecc.,
perciò si occupa di aspetti formali che potremmo definire di
superficie. Per non farsi sfuggire questi particolari deve leggere il
testo sganciandosi dal suo significato, isolando la sua attenzione su
micro-segmenti. L’editor, al contrario, ha un contatto più
approfondito con la scrittura, deve ragionarci sopra, cogliere la
sinergia tra senso e suono, considerare il ritmo narrativo e attivare
in se stesso una serie di “corde” che devono entrare in risonanza
con un’ampia gamma di aspetti.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare editor?
Come spesso accade, è stato il caso a guidarmi. Ero approdata alla
Lupo come autore quando la convinzione delle potenzialità del
progetto di Cosimo mi ha indotta a mettere a disposizione la mia
esperienza. In realtà non avevo fatto nessuna “scuola”
specifica, ma avevo alle spalle decenni di letture di ogni tipo e
stile, collaborazioni a testi di generi diversi e, non ultima, una
lunga carriera di insegnante nelle scuole superiori dove avevo tenuto
spesso laboratori di scrittura creativa. Potrà sembrare strano, ma
l’allenamento alla correzione degli elaborati dei miei allievi, che
ho effettuato sempre con l’unico obiettivo di valorizzare le loro
capacità espressive, si è rivelato un indubitabile fattore di
competenza nell’attività di editor. In sintesi, il mio non è
stato un percorso canonico, parlerei piuttosto dello spontaneo
evolversi di una vocazione alla lettura e alla scrittura.
Quali competenze deve avere un editor?
Il discorso rischia di essere lungo, a voler essere esaurienti…
dirò solo che, oltre ad essere un buon lettore, un editor deve
essere un ottimo ascoltatore. Calvino, che fece l’editor a lungo,
sottolineava l’importanza di questo aspetto professionale
ricordando che l’affabulazione è la base del “raccontare
storie”. Quando si lavora su un romanzo è quindi buona cosa
leggere e rileggere a voce alta, o almeno far risuonare mentalmente
quanto si legge, per verificare la “tenuta” narrativa della
scrittura. Poi saranno le conoscenze linguistiche (che naturalmente
devono essere più che solide) a suggerire una sostituzione
lessicale, un costrutto più agile, un aggettivo in più o un
avverbio in meno; naturalmente sto parlando di interventi di
potenziamento nel caso di un testo che sia sostenuto da un’idea
valida e da una scrittura ben strutturata… quando comincia a
mancare anche una sola di tali caratteristiche, il lavoro che si
prospetta è molto più impegnativo. È bene precisare che l’editor
rappresenta il lettore ideale di quella narrazione e come tale
individua i punti forti e i punti deboli del testo per permettergli
di trasmettere il suo messaggio nel modo migliore; si tratta quasi di
un’operazione maieutica, ed è l’aspetto di competenza più
affascinante di questo mestiere. Nonostante i numerosi pregiudizi in
merito, quello dell’editor è un lavoro estremamente creativo.
Quali sono i diversi passaggi di un editing?
Credo di aver in parte già indicato una buona fetta del lavoro di
editing parlando delle competenze, che tuttavia ovviamente non sono
limitate al campo linguistico. Dopo un primo aggiustamento della
forma, l’editor deve occuparsi della coerenza della storia, dei
profili dei personaggi, dell’ambientazione… deve eventualmente
segnalare all’autore le possibili incongruenze (ad esempio riguardo
ai luoghi o ai tempi in cui è collocata la vicenda) e verificare che
in nessun punto del racconto sia stata tradita la cosiddetta legge di
Coleridge, quel patto di sospensione dell’incredulità che si crea
tra autore e lettore, in nome del quale la fruizione di un’opera
diventa un’esperienza godibile. Se questa legge viene elusa, il
rapporto tra autore e lettore viene irreversibilmente compromesso;
per fare un esempio di basso profilo ma efficace, accade come quando
in un film storico si scopre che il legionario porta al polso un
Rolex: la caduta nel ridicolo manda a catafascio tutto! Dunque, una
volta controllati ed eventualmente corretti tutti questi aspetti
(comprese le date e/o i riferimenti a precisi eventi reali che
possono essere citati nella narrazione), si conclude con l’ultima
revisione formale per procedere alle rifiniture. Non è difficile
comprendere che si tratta di un lavoro lungo e paziente, ma l’editor
è al servizio del libro e lo deve curare al meglio…
A volte l'editor rischia di intaccare lo stile di un autore.
Come si può riconoscere uno stile e non influenzarlo con il proprio?
Un grande lettore riconosce subito uno stile, o gli echi di un
modello letterario, poiché può attingere all’immenso bagaglio di
scritture incontrate e analizzate; quando parlo di “grande”
lettore non mi riferisco infatti solo al considerevole numero e alla
varietà di opere lette, ma anche al fatto che ogni libro può essere
letto e riletto, proprio come si ascolta più volte un brano
musicale, rivelando a distanza di tempo spessori di contenuto o di
stile che in un primo momento erano stati forse oscurati da una
storia appassionante. Queste conoscenze fanno sì che un editor sia
abituato ad apprezzare stili diversi senza “sposarne” nessuno,
pur esprimendosi in un suo modo quando scrive. Ma, appunto, il fatto
di essere autori va del tutto messo da parte quando si svolge il
ruolo di occhio esterno sull’opera altrui, in quel momento bisogna
attivare la capacità di adeguamento alla scrittura sulla quale si
sta lavorando; un bravo editor è un camaleonte, se non fosse tale
non riuscirebbe a ottenere l’effetto di armonia e coerenza
espressiva che può fare il successo di un libro, si noterebbero
subito le dissonanze tra lo stile dell’autore e il suo.
C'è chi dice che un editor debba essere un bravo psicologo e
chi pensa che debba averne uno buono, che cosa ne pensi? Qual è il
tuo rapporto con gli autori?
Essere bravi psicologi è necessario soprattutto quando il rapporto
con l’autore prevede di seguirlo step by step, ovvero quando
l’autore sente il bisogno di confrontarsi periodicamente con
l’editor durante la composizione di un romanzo per ricevere
conferme o chiedere input stimolanti, come per superare gli
inevitabili momenti di crisi che possono rallentare o intralciare il
suo lavoro creativo. L’incoraggiamento esterno è importante,
perché il parere di amici e parenti (pure cercato) non appare
affidabile. Devo dire che gli autori Lupo con i quali si è creato
questo contatto privilegiato non sono molti, ma il rapporto con loro
è di vera e propria amicizia: si tratta di persone che hanno colto
perfettamente il mio atteggiamento di onestà intellettuale. Nella
maggioranza dei casi, però, non ho un reale contatto con gli autori
se non attraverso la lettura del loro lavoro… anche se è accaduto
recentemente che alcuni mi abbiano scritto dopo aver letto la scheda
di valutazione che avevo stilato per loro. Bisogno di uno psicologo?
Forse… ma solo quando si ha a che fare con principianti che si
credono geni della penna o quando ogni proposta di correzione viene
respinta puntualmente con spirito polemico: entrare in dialogo con
atteggiamenti autoreferenziali, con l’incapacità di capire che si
sta operando a vantaggio del “tuo” libro, a volte richiederebbe
qualche suggerimento specialistico…
Raccontaci la tua più bella esperienza di editing.
Mi risulta difficile scegliere una esperienza di editing come la
più bella, sia perché non vorrei far torto a nessuno sia perché
ogni esperienza presenta delle peculiarità che la rendono unica e
“bella” a modo suo. Mi piace però parlare, senza fare nomi,
dello stupendo rapporto che da più di un anno mi permette di seguire
passo passo il lavoro di una giovanissima promettente scrittrice: di
fatto la sto vedendo crescere, e constatare i progressi della sua
scrittura nell’evolversi della personalità e nell’intelligenza
con la quale accoglie i suggerimenti mi soddisfa molto. Una
gratificazione particolare, poi, mi è giunta da una nota autrice
Lupo che scrive per l’infanzia, settore con esigenze tutte sue al
quale sono particolarmente legata: sentirmi dire che i miei
interventi (peraltro “sottili” e mirati alla fascia d’età
degli utenti) avevano trasformato un prêt-à-porter in un capo
d’alta moda mi ha davvero fatto piacere!
(L'intervista è a cura di Enza Melileo)
* Donatella NERI
Nata a Firenze nel 1947, è cresciuta in Friuli e si è laureata
in Filosofia a Padova per poi dedicarsi all’insegnamento nelle
scuole superiori, alla ricerca e alla scrittura.
Nel corso della sua lunga permanenza in Salento ha tenuto
laboratori di scrittura creativa per studenti, ha collaborato alla
stesura di copioni teatrali e affinato l’esplorazione dei
linguaggi, per approdare infine alla Editrice Lupo in qualità di
autore, editor e consulente.
Da sempre vicina al mondo degli illustratori, ha curato in
particolare l’introduzione di Compare gallo e la sua storia (Ivan
Trinko – Alessandra D’Este, 2006) e la presentazione dell’opera
di Luisa Tomasetig per la mostra “Viaggio fantastico nel mondo dei
bambini” (Portogruaro, apr. 2010).
Il gusto della sperimentazione l’ha guidata verso diverse forme
espressive, prediligendo la scrittura per ragazzi ma guardando sempre
al bambino che si nasconde nell’adulto. Sue sono le filastrocche
Amori lupeschi e Le babbucce dell’Uomo Nero, apparse nei numeri
sperimentali della rivista UnDueTreStella (Lupo Editore). Ha
pubblicato: La casa antica, Ribis Editore, 1995; Una riflessione al
giorno, per l’Avvento e per tutti i giorni dell’anno (ill.
Alessandra D’Este), A.G.F., 1999; Gigi e le stagioni (ill.
Katiuscja Dimartino), Lupo Editore, 2006; Abecederbario, storie e
leggende dal bosco e dal prato (ill. Marisa Moretti), Lupo Editore,
2007.